“Difendere i valori dello sport e unire il mondo come ha fatto Artemio Franchi”, così Gianni Infantino per i 100 anni dalla nascita del più grande dirigente del calcio italiano” .

Dopo l’inaugurazione di sabato mattina del Museo Franchi nel Cortile di Michelozzo, dopo la deposizione di una corona di fiori al cimitero di Soffiano dove è sepolto il dirigente toscano, la messa nella basilica di Santa Croce e un ricordo nello stadio della Fiorentina che porta il suo nome prima della gara contro l’Empoli nella giornata di domenica, quella di oggi, lunedì 4 aprile, è stata una mattinata intensa di riflessione ed emozioni che hanno avuto come splendida cornice il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Un salone gremito dai vertici e da campioni del calcio italiano e mondiale, da tanti appassionati,  da tanti studenti che, ponendo domande agli addetti ai lavori hanno avuto modo di interfacciarsi con chi decide le sorti del mondo del pallone. Tutto nel quadro della tre giorni  “Franchi ieri, oggi e domani, 100 anni dalla nascita del più grande dirigente del calcio italiano” .

Dario Nardella, Sindaco di Firenze, ha dato il benvenuto ai presenti  rivolgendosi in particolare ai ragazzi: “Studiate ciò che ha fatto Franchi, perché può essere di grande ispirazione per aiutare a realizzare i vostri sogni. Per vincere non basta solo il talento ma occorre  impegno e dedizione, giorno dopo giorno. Siate curiosi di chi era Artemio Franchi che anche per voi sarà fonte di ispirazione”. Dopo il saluto del presidente della Regione, Eugenio Giani, quello via video del presidente Figc Gabriele Gravina, dopo aver ricordato Fino Fini e Mario Macalli, recentemente scomparsi, il giornalista Marino Bartoletti ha dato il via al primo approfondimento “Racconto tra il privato e il calcio” a cui hanno partecipato Giancarlo Abete, Renzo Ulivieri, Antonio Matarrese e Carlo Tavecchio mentre Franco Carraro ha mandato il suo saluto con un video messaggio così come gli allenatori della Nazionale italiana Roberto Mancini e Milena Bertolini. Applauditi gli interventi di Giancarlo Abete che ha ricordato Artemio Franchi come “Il grande dirigente del calcio italiano  –che ha saputo coniugare la dimensione internazionale con quella del territorio portando avanti il calcio di base. E’ tanta la mia vicinanza con i suoi valori e con la sua  passione orgogliosa e onestà”, quello di Antonio Matarrese – coraggioso a dirigere la Figc,  quella gabbia di matti come la definì Artemio Franchi -, di Carlo Tavecchio che ha sottolineato l’attenzione di Franchi al mondo del volontariato, fondamentale nel calcio dilettanti, l’attenzione che Franchi riponeva nei rapporti con le amministrazioni locali e i vertici della politica nazionale, l’attenzione che Franchi aveva verso il settore giovanile in particolare negli Juniores. A ruota l’intervento del presidente nazionale AIAC, Renzo Ulivieri che di Franchi ha ricordato il senso di equilibrio, la capacità di mediazione, la sua diplomazia naturale, doti che ne facevano punto di riferimento indispensabile. “Ci ha insegnato l’arte della politica nel calcio e oggi vediamo quanto la politica nel mondo sia necessaria”.

Il secondo incontro “Artemio Franchi, il dirigente più bravo della storia del calcio italiano” è stato presentato da Marco Cattaneo che subito ha invitato a parlare a Pierluigi Collina, Presidente della Commissione Arbitri Fifa: “Fra i tanti meriti di Artemio Franchi – ha dichiarato Collina – c’è quello di essere stato capace  di anticipare i tempi, una caratteristica fondamentale per chi deve decidere nel modo migliore possibile, proprio come fa l’arbitro”. E’ toccato poi a Giancarlo Antognoni, ex capitano della Fiorentina e vincitore del Mondiale ’82 che ha confessato: “Io ero un giocatore titubante e timido, lui mi aiutò a inserirmi. Credo che abbia plasmato un po’ tutti i presidenti Figc nel tempo. Ora che il calcio italiano vive questo momento complicato, bisogna ripartire dai suoi insegnamenti”.

Applauditissimo l’intervento di Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, vera artefice di questo riuscito evento: “Questi tre giorni dedicati ad Artemio Franchi, a cento anni dalla sua nascita, sono stati dovuti” – dice il Presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli – “Nel 1959, creando la serie C, Franchi ebbe l’intuizione incredibile di capire come la storia dei Comuni si potesse intrecciare con quella del calcio italiano dandogli un respiro nazionale e internazionale. Ragionando a sistema e tenendo presente il suo insegnamento potremo avere una crescita del movimento calcistico. Il calcio italiano, ad esempio, ha bisogno di maestri per i giovani, di infrastrutture. La sua idea di Coverciano fu geniale”, conclude Ghirelli.

Matteo Marani, Presidente della Fondazione del Museo del Calcio, ha raccontato aneddoti e curiosità della vita di Franchi e del calcio italiano negli anni del grande dirigente fiorentino ed ha insistito, proprio seguendo l’esempio di Artemio Franchi su quanto sia importante fare squadra, mettere insieme le esigenze e le istanze dei club con quelle della Federazione e delle Leghe.

A rendere ancora più vivo e profondamente umano il ricordo di Artemio Franchi sono stati i figli Francesco e Giovanna che lo hanno ricordato come babbo, come capitano della contrada della Torre a Siena.

Giovanna Franche ne ha raccontato la vita in famiglia spesso scandita dai suoi appuntamenti professionali – vedi le puntualissime telefonate alle 7 di mattina di Franco Carraro presidente Figc – Antonio La Marca priore della contrada della Torre,   ha raccontato episodi di vita di contrada: “E’ vivo il ricordo di come Artemio con orgoglio e fierezza indossava il il fazzoletto della Torre. E voglio sottolineare che ciò che al padre non è riuscito – ovvero vincere un Palio con la sua contrada – è invece successo il 16 agosto 2005 quando la Torre è arrivata prima e uno degli artefici di questa vittoria è stato proprio Francesco Franchi.

Tocca allora a Francesco. “Era un babbo di insegnamenti infiniti che insisteva sull’importanza della diplomazia, del sarcasmo, della determinazione. Sorridendo spesso diceva: ‘Quando sono convinto delle mie idee non è che voglio imporle agli altri ma insisto fino a che non li prendo per stanchezza e mi viene data ragione’.  Il babbo era una persona sobria e l’amore per Siena gli permetteva di rimanere con i piedi attaccati per terra. Non bisogna fare voli assurdi ma è giusto dare il giusto alle cose per affrontarle al meglio spesso ripeteva”.

“L’esperienza di Franchi è un patrimonio nazionale”, ha dichiarato la Sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali. “Scalò le gerarchie mondiali rimanendo legato alle tradizioni. Lo celebriamo per quello che ha fatto per lo sport ed il calcio in particolare: fu un uomo dalle idee innovative. Ha sempre avuto attenzione per i giovani e diede vita alla serie C Lega Pro che è l’idea più vera dello sport che lui amava. Con il suo lavoro valorizzò il nome dell’Italia”.

Ma anche gli studenti presenti hanno dato un contributo importante ponendo domande sui valori dello sport e sulla parità di genere. A cui ha risposto  Ghirelli sottolineando che il calcio è stato anche quello dei pullmini che andavano a prendere i ragazzi a casa per portarli all’allenamento, che tenevano uniti società e famiglie, che allontanavano tanti giovani dai pericoli di passare il tempo in strada.

La conclusione del convegno è stata affidata al Presidente della Fifa Gianni Infantino: “Il ruolo di noi dirigenti è quello di essere al servizio dei protagonisti sul campo e dello sport, Franchi riuscì a fare questo. Nel 1967, dopo la sconfitta in Corea del Nord, Franchi divenne presidente della Figc e l’Italia vinse gli Europei. Fu un dirigente capace e disciplinato che difese i valori dello sport unendo il mondo del calcio. Riusciva a convincere tutti, credendo nelle proprie idee e nei suoi ideali. Il calcio – rispondendo anche alla domanda sulla parità di genere – dà dei valori che sono da proteggere proprio come faceva Artemio. Essere leader significa ascoltare ma anche prendere delle decisioni, anche le più importanti ma sempre con diplomazia, anche con emozione per portare lo sport a svolgere questo ruolo importantissimo di unire le persone, di dare e preparare la scena per i protagonisti dello sport, in questo caso i calciatori, e dare emozioni ai tifosi del mondo intero. Franchi ha fatto questo e a 100 anni dalla sua nascita siamo ancora qui a parlare di quello che ha dato al calcio. Essere qui a celebrare il più grande dirigente del calcio italiano è un dovere per me e per la Fifa”.

Al termine della giornata i bandierai di Firenze si sono esibiti in Piazza della Signoria, nel ricordo di Franchi, davanti ai Presidenti Ghirelli ed Infantino ed a tutte le autorità presenti.

Maurizio Fanciullacci

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