Diario di bordo di Francesco Franchi

Quando ero piccolo credevo che mio Padre fosse un agente segreto od un extraterrestre , erano gli anni ’60 e non eravamo certo abituati , cosa invece normale oggi , a viaggiare da un continente all’altro come faceva spesso mio Padre.

Ricordo che era costretto ogni pochi anni a cambiare il passaporto perché non aveva più posto per i visti di ingresso ed uscita dei vari paesi visitati. Negli anni ’70 fu uno dei primi viaggiatori ad utilizzare il Concorde (aereo che volava oltre mach 1 ) . La conseguenza di tutto questo viaggiare era che in casa lo vedevamo poco, però quando tornava ogni volta era un susseguirsi di racconti emozionanti sui suoi viaggi e sulle diverse avventure di un viaggiatore di quegli anni, per esempio raccontò che una volta in Africa in occasione di un ricevimento in suo onore aveva assaggiato un piatto molto particolare con una carne dolciastra che poi , con suo grande ribrezzo, aveva scoperto essere carne di scimmia . Oppure quando aveva preso l’elicottero per la prima volta in un paese del Nord Europa ed avevano attraversato una tormenta con il rischio di un incidente.

Insomma per un giovanotto con tanta fantasia come me era veramente emozionante poter immaginare e sentir raccontare così tante avventure. L’unico rammarico, ma è stato più evidente crescendo, stava nel fatto che ci eravamo frequentati poco e che solo verso i miei diciotto anni avevamo trovato quella confidenza così bella tra padre e figlio che mi aveva permesso di scoprire che non era né marziano ne agente segreto ma un uomo con una passione enorme verso il mondo del calcio, con una cultura enciclopedica e con capacità manageriali non comuni; insomma in parole povere un uomo veramente straordinario e con qualità eccezionali.

Purtroppo nella calda estate del 1983 , per un tragico incidente automobilistico nelle campagne senesi, Papà venne a mancare .

L’affetto che tutta la Città di Siena insieme alle centinaia di personaggi giunti da tutta Italia e dall’Estero gli tributò durante i tre giorni di veglia funebre e durante il trasporto del feretro verso Porta Camollia, da dove sarebbe partito alla volta di Firenze per il saluto ufficiale del mondo sportivo al “ Centro Tecnico Federale di Coverciano”, prima di essere accompagnato al Cimitero di Soffiano , dove tuttora riposa, confermarono a tutti noi della famiglia la grandezza internazionale dell’uomo e la terribile perdita che ci aveva colpito.

Oggi a distanza di tanti anni dalla sua scomparsa la nostra sofferenza è lenita dalle continue dimostrazioni di stima e di affetto che continuano ad essere tributate dal mondo del calcio alla sua memoria. L’ennesima conferma della sua grandezza è evidente nel fatto di avere due Stadi intestati al suo nome (quello di Firenze e quello di Siena) come unico caso in Italia. Dobbiamo poi rilevare che il lavoro della Fondazione Artemio Franchi, che tutta la Famiglia segue con passione, ha in se tutti gli elementi per trasmettere i valori che mio Padre ha sempre perseguito.

Io mi sono trovato per effetto naturale a seguire la sua passione per lo sport e quando nel 1986 Francesco Bosi, allora assessore allo Sport del Comune di Firenze, mi chiese, quale erede del “Grande Franchi”, di dare una mano alla Società Pallacanestro Firenze allora mirabilmente guidata da Giuseppe Varrasi ( da poco scomparso), che stava cominciando un importante processo di crescita, con quello spirito di servizio trasmessomi da mio padre, accettai con entusiasmo e per oltre due anni cercai di dare il mio contributo di idee ed entusiasmo ad un’avventura che si dimostrò fortunata. Infatti riuscimmo a far crescere nei cuori degli appassionati della pallacanestro fiorentina un vero amore per una Società che è riuscita addirittura a raggiungere la Serie A grazie a campioni come John Ebeling , JJ Anderson, un grandissimo allenatore come Rudy D’Amico e tanti campioni Italiani. In seguito alcune incomprensioni con l’allora Presidente Pedini mi costrinsero alle dimissioni e di conseguenza ad allontanarmi dalla Pallacanestro.

Nel 1987 fui contattato da Gianfranco Briani, allora Segretario Generale della Federazione Italiana Pallavolo, amico di famiglia tramite suo cognato Ettore Calogero, il quale mi chiese di presiedere il Comitato Organizzatore delle qualificazioni di Pallavolo maschile per le Olimpiadi di Seul. La manifestazione si chiamava Mondovolley Firenze ’88, fra gli ospiti dell’evento figurò il Presidente del Volley Mondiale Ruben Acosta che aveva conosciuto mio Padre durante i Mondiali di Calcio di Messico ’70.

Acosta fu felicissimo che un Franchi si avvicinasse alla Pallavolo e mi chiese di fare il possibile perché la manifestazione avesse un grande successo. La fortuna, ma anche il lavoro di tutti i membri del Comitato, fecero in modo che la manifestazione avesse il grande successo atteso, l’Italia del Volley si qualificò per la prima volta ad un Olimpiade ed avemmo anche un’eccezionale affluenza di pubblico, di visibilità sui media ed anche un successo economico grazie ai tanti sponsor che si erano uniti a noi.

Dopo quel risultato il presidente Acosta mi chiese di restare vicino al Volley e propose alla Federazione Italiana di tenermi in considerazione. Due anni dopo partecipai alle elezioni per il consiglio Federale della Pallavolo e nel ’92 fui eletto nel Consiglio della Federazione Mondiale. Nel 2000 e per 5 anni sono stato Presidente della Lega Pallavolo femminile di Serie A, dal 2006 fino al 2012 sono stato membro del Comitato Esecutivo della FIVB (Federazione Internazionale Pallavolo).

Dal 2007 e fino alle mie dimissioni del 2012, dovute ad impegni professionali, ho presieduto il Consiglio Mondiale della World League, un evento di Pallavolo Maschile che vede coinvolte le 16 migliori Squadre Nazionali del Mondo con montepremi per oltre 20 milioni di Dollari. Nel Comitato Esecutivo ci occupavamo inoltre di gestire il bilancio della FIVB e con il contributo delle numerose commissioni lavoravamo allo sviluppo della pallavolo nel Mondo.

Nel 2010 l’Italia organizzava il Mondiale di Pallavolo Maschile. In quell’ occasione, nelle mie qualità di Presidente del Comitato Organizzatore Locale e in accordo con l’Amministrazione Comunale di Firenze fu messa in atto tutta una serie di lavori di rinnovamento del Palasport Nelson Mandela Forum (spogliatoi , sala stampa etc.etc.) con la realizzazione di un impianto di climatizzazione che resta un patrimonio della città.

Un percorso e un contributo dedicato al ricordo di mio Padre. Un diario di bordo di un viaggio che continua.

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