Negli anni ‘50 spesso venivano relegati nei letti degli ospedali, venivano considerati dei “paralitici” che non potevano avere alcun ruolo sociale. Ora, attraverso lo sport, attraverso la massima espressione dello sport come le Paralimpiadi, chi soffre di disabilità mostra al mondo la sua identità umana, la sua grandezza. Lunedì sera, poi sarà Rai 1 a compiere un ulteriore passo di questa lunga marcia iniziata negli anni ‘60 del secolo scorso quando un medico dirigente dell’INAIL riuscì a far disputare a Roma la prima Paralimpiade ribaltando il concetto di disabilità. Un evento a cui parteciparono 400 atleti di 23 nazioni e migliaia di persone seguirono con passione le gare di tiro con l’arco, giavellotto, pallacanestro, nuoto, scherma. Fu il primo passo, sulla scia delle olimpiadi che si erano tenute a Roma in quell’anno, un primo passo compiuto con pochi mezzi ma con tanta volontà. Fu una conquista ottenuta “A Muso Duro”.
E “A Muso Duro” è il titolo del film in onda il 16 maggio su Rai 1 in prima serata, diretto da Marco Pontecorvo e con Flavio Insinna nel ruolo di Antonio Maglio, il medico dell’Inail che basandosi sugli innovativi studi del professor Guttmann sul recupero dei paraplegici, dette anima e corpo nel centro riabilitativo di Villa Marina davanti al mare di Ostia.
Con il bagaglio delle esperienze fatte con il padre, anche lui medico, che lo portava a vedere le partite di basket in carrozzina al Centro di riabilitazione Santa Lucia, facendogli così capire quanto quei giocatori fossero forti, fossero campioni, fu proprio sullo sport – fine anni ’50 va sottolineato – che il professor Maglio puntò ritenendolo un potente e fondamentale strumento riabilitativo.
Ecco allora una struttura all’avanguardia anche a livello internazionale, che si adopera per il recupero fisico e psichico dei paraplegici dando loro una motivazione per vivere la vita nonostante la malattia.
Un lavoro duro per convincere i pazienti allo sport, a giocare per fare crescere quella forza, quel coraggio necessari per abbattere i tanti muri esterni e interni di chi vive le disabilità. Come nel film durante uno scambio di battute tra il professore e un giovane disteso su un letto: “Per noi i giochi sono bell’e finiti” mormora il ragazzo a cui risponde con energia Maglio: “Per voi i giochi iniziano adesso. Certo che ci vuole coraggio, pensavo che voi ne aveste”. Replica il ragazzo “Io il coraggio ce l’ho dotto’. E’ che mi mancano le gambe”. La carrozzina, il canestro, le Paralimpiadi, una diversa cultura dello sport e della società, un cammino ancora lungo da percorrere, ma da percorrere insieme, fanno capire quanto ci sia da imparare da quella forza e coraggio da quell’A Muso Duro
Maurizio Fanciullacci
Foto: https://www.comitatoparalimpico.it/